UN PO' DI MARKETING E TI CAMBIO LA POLITICA

La politica confezionata come un prodotto da vendere

In primis il luogo della politica era l' agorà, la piazza principale dell città. I cittadini si riunivano per ascoltare i loro leader politici, i messaggi tenevano poco conto di immagine e tecniche comunicazione, gli elettori avevano scarsa conoscenza dei temi dell' agenda politica. Il fascismo diede il via ad un nuovo modo di fare comunicazione politica, scoprendo le potenzialità dei mass media e le tecniche menipolatorie dell' opinione pubblica. Gli attori della scena politica diventarono le istituzioni politiche, i mass media e i cittadini, i sondaggi presto divennero la linfa e demagogia della nuova politica. Verso la fine degli anni ottanta in Italia si assottigliano le opposizioni ideologiche e si fece largo al marketing in politica, strumento attraverso il quale si analizza il comportamento elettorale, si riconosce il potanziale elettore, si studiano dei messaggi da trasmettere. I Leader vengono affiancati da professionisti che li aiutano ad essere più efficaci nel dialogare con l' opinione pubblica. Il voto diventa un atto da acquisto, comprendendo che nel mercato non competono solo prodotti ma messaggi e che la loro validità scaturisce dall' efficacia di questi. I politici si vestono da venditori e i cittadini da clienti da adescare, questo perché l' attivismo politico non esiste più e il luogo dalla politica non è più la sede del partito ma bensì la televisione. I candidati si esibiscono come se dovessero essere votati per quello che sono e non per i programmi che presentano, li vediamo ovunque in ogni trasmissione e naturalmente la politica si colora di rosa, il colore del gossip, di loro conosciamo vita, morte e miracoli ma non la loro linea politica, questo dovuto ai miscugli di informazione che non fanno altro che aumentare l' incertezza nell' elettore che porterà con fino al momento in cui deve votare. L' innovatore in questo campo è stato Berlusconi che nel 1994 studia la sua campagna elettorale come se fosse la campagna di lancio di un nuovo prodotto, grazie all' uso consapevole ed analitico degli strumenti di marketing, un uso non limitato alla campagna elettorale ma continuativo. La televisione ha cambiato i tempi, i modi e i linguaggi della politica, si può pienamente affermare che nulla è spontaneo nemmeno una parola, i dibattiti e i discorsi vengono studiati da esperti della comunicazione e poi la capacità della televisione di sedurre e convincere, consente a qualsiasi candidato di fissare la telecamera con sicurezza e lodare il proprio programma. Siamo sottoposti ad una serie di immagini che vogliono mostrarci una politica fatta dal basso, vicino ai cittadini e allora vediamo i politici andare a pranzo in casa degli elettori, andare al mercato rionale ma poi loro sanno come si vive con mille euro al mese? Sanno come le famiglie fanno i salti mortali? Sanno come si vive con una pensione minima? Naturalmente no, però ce la danno a bere, questa menzogna, questa "telepolitica". Oggi l' informazione è più potente che mai grazie alla velocità nel raggiungere i target di riferimento, Obama ci ha dimostrato la forza del marketing virale in politica, l' uso di email e messaggi telefonici di sostegno e di ringraziamento a chi era con lui e che ha vinto con lui. In Italia la sinistra è sempre stata più debole nel rappresentare questi cambiamenti di fare politica, questo dovuto alla presenza non di un solo leder carismetico ma più di uno, uno schieramento frammentario, con scelte di rappresetanti non sempre idonei alle regole dello spettacolo e un identità confusa. I continui cambiamenti di nomi, simboli, di fallimenti di immagine rendono noi elettori ancora più incerti e insicuri ma quello che in Italia non cambiano mai sono le solite facce. Il risultato finale dell' elezioni non è una vittoria, mediata dalla fortuna, dall' approvazione e dal consenso degli elettori ma dall' uso attento e pianificato di un eccellente strategia di marketing.

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