HACKER I PIRATI BUONI DELLA RETE




Il termine hack, significa tagliare, fare a pezzi, ed inizialmente veniva usato per indicare gli scherzi che gli studenti universitari si facevano agli albori dei primi corsi di informatica. Il primo gruppo di hacker era formato da appassionati di modellini ferroviari membri del Railroad Club. Le loro sperimentazioni erano un concentrato di passione, creatività, informatica e sano divertimento che da lì a poco avrebbe dato vita a una cultura positiva che solo adesso ha preso una valenza negativa. L’Hack vero è proprio avveniva quando qualcuno impostava un progetto o costruiva un oggetto e l’ atto in sé implicava il piacere di fare, di partecipare, innovare. L’ unica condizione da soddisfare era far convergere innovazione e intelligenza con stile. I primi lavori di pirateria venivano eseguiti sull’hardware, le macchine, ci si divertiva ad aprire tutto, smontare e rimontare per vedere cosa c’ era dentro. Nel 1964 all’ Università di Berkeley nasce il movimento Free Speech Movement che sosteneva “ il segreto è alla base di ogni dittatura, basta con le tecnologie oscure, si a tecnologie accessibili a tutti”. L’ idea era che tutti dovevano sapere cosa ci fosse dentro i computer, allora macchinari grossi e sconosciuti alla maggior parte delle persone. Nasceva un fermento culturale volto a ribaltare la tesi secondo cui i computer venivano usati contro le persone per controllarle, ma era arrivato il tempo di liberare gli uomini con l’ ausilio stesso dei computer. Così l’hacking divenne pirateria di sistema. Gli hacker lasciavano le loro opere nei cassetti dei laboratori di informatica perché gli hackers dopo di loro potessero trovare il sistema per lavorare sullo stesso programma. Senza alcun segreto usavano un metodo basato sulla creazione collettiva e la condivisione dei risultati. Uno spirito che diventerà l’identità di Internet, dove il concetto di proprietà privata del mondo reale assume tutt’altro aspetto, quello di comproprietà. Un nuovo tipo di possesso basato sulla partecipazione e sul contributo fattivo, perché in rete non conta possedere qualcosa ma solo la possibilità di usarla e per usarla bisogna aver contribuito a costruirla. Lo stesso spirito dell’open source, apertura a contributi per migliorare continuamente ciò che è destinato ad essere di tutti. Gli hacker che da sempre hanno alternato incontri virtuali con incontri reali per lo scambio di informazioni hanno dato forma all’immaterialità di Internet caricandola di valori difficili da trovare nella quotidianità della nostra vita reale. I pirati informatici non sono dei criminali come più volte vengono descritti, perché la tecnologia unita all’ingegno non è né buona né cattiva, ma nemmeno neutra e l’ uso che sé né fa impropriamente da parte di uomini che non apprezzano il genio umano a far si che nascano etichette dure a morire. Gli hacker, si rubano, ma per dare a tutti la possibilità di progredire.

JOHN DRAPES
Meglio noto con il nome di Capitan Cronch perchè, mangiando i cerali dall’omonimo nome, vinse un fischietto. Scoprì che esso emetteva un segnale sonoro di 2600 hertz, lo stesso utilizzato dalle compagnie telefoniche per connettere le linee di traffico urbano. In base a questa scoperta costruì, la blue box, una scatola che emetteva suoni che gli consentivano di chiamare gratuitamente gli amici. Diede così via al phone phreaking, la pirateria delle linee telefoniche delle compagnie americane.

STEPHEN WOZNIAK
Genio informatico ha costruito il primo personal computer pronto all’uso, l’Apple I, nel garage dei genitori adottivi del suo amico Steve Jobs. Insieme, nel 1976, fondarono la Apple. Nel febbraio del 1981 Woz ebbe un incidente con il suo aereo privato, che gli causò una temporanea perdita della memoria. Decise di allontanarsi dalla sua azienda e di completare i suoi studi, nel 1982 si laureò in informatica e in ingegneria con il nome di Rocky Clark.

RICHARD STALLMAN
E’ uno dei principali esponenti del software libero, pioniere del concetto di copyleft. Nel 1985 pubblica il manifesto GNU, che descriveva le sue motivazioni per creare un sistema operativo libero, chiamato, appunto, GNU acronimo di “GNU’s Not Unix”. Amante delle danzi popolari internazionali è un attivista politico che ha fatto tanto per l’ identificazione dei valori fondamentali della rete.

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