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MAMMA STASERA VADO A CANA FUORI CON TARANTINO
Da paura, non poteva essere diversamente, il locale è un ex ospedale sovietico trasformato in ristorante, le cameriere sono vestite da infermiere e servono cocktail in provette da laboratorio. Ci sediamo attorno a un tavolo tipo sala operatoria, intorno a noi ci sono persone accomadate su poltrone da dentista, si mangia con pinze e bisturi. Un' avvertenza sul menù informa i pazienti-clienti che i piatti potranno essere shoccanti e alcune pietanze vanno mangiate indossando la camicia di forza, in questi casi si verrà imboccati dalle infermiere. Non è una mia invenzione, il locale esiste ed è la trovata di tre veri dottori che a Riga capitale della Lettonia hanno aperto il ristorante Hospitali. Non ho avuto l' invito a cena da Tarantino ma questo locale penso sia di suo gradimento, sicuramente.
Quentin Tarantino, uno che fa davvero tante cose...
...Regista, attore, produttore, sceneggiatore, si può definire un maniaco del cinema per la sua cinefilia maturata all' interno di un videonoleggio dove faceva il commesso ma questo è il passato. Ha sempre dichiarato di amare il cinema italiano e come non dargli torto, anzi ne siamo fieri. I suoi film sono dei cult, pieni di citazioni, riferimenti e omaggi. La sua descrizione della realtà è esasperata e i dialoghi diventano deliranti. Nei suoi film non mancano autocitazioni e intrecci di storie dei suoi personaggi. Tarantino è apparso anche in un episodio dei simpsons (Lisa guarda una puntata di Grattachecca e Fichetto intitolato "Reservoir Cats" diretto da Quentin Tarantino.)
Ha dichiarato:”Non sono mai andato ad una scuola di cinema; sono andato a vedere film”
SILVIA CI RACCONTA PERCHE' GUARDARE TARANTINO
E quindi arriva il momento in cui mi viene chiesto di scrivere di uno dei miei registi preferiti. Il regista per cui ho preso biglietti in prevendita, rinunciato a serate con amici o con il mio stesso ragazzo dell’epoca solo perché dovevo riguardare alcuni passi di uno dei suoi film. Film per cui l’industria dell’audiovisivo ha trovato un’acquirente (considerando la vittoria del peerTopeer all’interno della mia videoteca personale). Si, insomma mi viene chiesto di scrivere per uno di quei registi che hanno alimentato le mie passioni e reso maggiormente concreta l'idea di diventare -in un futuro- pur senza una particolare cultura o dottrina cinematografica , una regista.
Tarantino ha raggiunto gli studi superiori, forse? Tarantino ha passato gran parte delle sue giornate guardando film, come tutti sanno anche b-movies e c’è chi se non ne guardasse uno per intero potrebbe confonderlo con uno di questi. Sono film visti in estate o nelle fasce di garanzia, tanto care alla Mediaset e alle altre reti contenitori di contenuti rimediati, spesso fortuitamente vincenti per pubblico e ascolti.
Il mio film preferito del caro regista è forse la più riuscita delle programmazioni non previste. Si, perché Jackie Brown lo vidi per la prima volta in televisione. Anche Le Iene e Pulp Fiction li vidi per la prima volta in tv ma non ne avevo ancora pienamente coscienza, tanto che non mi piacquero molto. O almeno non tanto da continuarne la visione su rete 4, I bellissimi.
In ogni modo Jackie mi piacque e molto. L’attrice come appresi successivamente era famosa nel panorama Blaxploitation ‘70. Impersonava un ruolo molto simile a quello nei film Foxy Brown e Coffy. A noi quasi sconosciuti. L’attrice è stata scelta con particolare cura dal regista. Lei è Pam Grier, bellissima e sensuale ma anche meritevole attrice, finita nel dimenticatoio ma riesumata da Tarantino e dalla sua voglia di riprendere alcuni soggetti e rimescolarli all’attuale cultura. Per non parlare poi di tutto il resto del cast: Michael Keaton, Robert De Niro, Bridget Fonda, Samuel Lee Jackson e Robert Forster. Che per quanto si dica, grande regia ma se le pedine non hanno il colore giusto è inutile.
Come detto, Tarantino non ha conseguito gli studi superiori ed i suoi primi impieghi hanno da sempre ruotato intorno al settore cinematografico-. Basta pensare all’impiego da maschera e quello in una videoteca poi spunto per una nota autobiografica (vd True Romance).
Chiunque potrebbe riconoscersi in lui. Tarantino è l’umano tra gli umani. Il regista che dimostra come fare cinema sia solo ed esclusivamente averne le capacità a prescindere dallo studio e dalla media in condotta. Si, perché sicuramente non ha eccelso per buon comportamento e morale. Altrimenti, non sarebbe neanche il mostro che è. Feticista, sboccato e privo di gusto. Così l’avrebbe potuto definire una Moratti dopo una cena di presentazione al suo ultimo ed acclamato film.
Questa sua non curanza nell’utilizzare turpinosi e volgari linguaggi lo ha spesso costretto a difendersi da accuse più o meno sostenute dall’opinione pubblica. Infatti, sicuramente non tutta la comunità afroamericana lo avrà sostenuto quando il caro Spike Lee pretese quasi delle scuse ed una paternità agli insulti che i niggers possono permettersi di scambiarsi solo tra loro. Insomma, una censura del vocabolario di riferimento per ogni regista “non di colore”, anche se Spike Lee ne fece una questione di distanza culturale.
(vorrei chiedergli l’albero genealogico dato il suo “Miracolo a S.Anna “).
Volendo ripercorrere i perché di Quentin tirerò in ballo i nostri registi. Si, perché evidentemente le videoteche americane sono più rifornite delle nostre dato che Tarantino ha visto ed ascoltato nomi che io stessa ho difficoltà a ritrovare persino in rete: Mario Bava, Fernando Di Leo, Sergio Corbucci, Lucio Fulci, Sergio Sollima, Enzo G. Castellari, Michele Soavi, Antonio Margheriti, Sergio Grieco, e molti altri. Tutti questi a me sconosciuti o quasi sono stati rivisitati e posti tra le pagine delle sue sceneggiature tramite personaggi, inquadrature o anche solo dettagli e particolari. Ciò denota come Tarantino abbia realizzato quello Zibaldone che ripropone in forma accurata in ogni sua produzione. Tutto questo con l’abilità di chi sa utilizzare un montaggio alternato in termini spazio-temporali di cui ha fatto tesoro grazie anche a mostri come Stanley Kubrick (Rapina a mano armata) e prima ancora Mario Monicelli (I soliti ignoti).
Non ultimo -di certo- potrà dirsi per la scelta delle sue colonne sonore. E proprio in Jackie Brown ne da grande prova. Le adatta con abilità alla storia ed ai ruoli. Le fa entrare ed uscire dalle scene come fossero anche loro dei personaggi a cui ci si affeziona e che difficilmente vengono abbandonate, senza essere legate con costrizione alla sequenza del film che le ha generate.
Potessi fare un incontro con il regista, uno dei miei preferiti. Una colazione con cereali per lui ed una vanilla-coke e crostata ai mirtilli per me accompagnerebbero uno degli incontri più sensazionali della mia vita.
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